Ormai da tempo l’ambiente che ci ospita viene considerato, da alcuni, terra di conquista e sfruttamento, senza alcuna considerazione per le sciagurate conseguenze che certi comportamenti potrebbero innescare.
Lo stiamo constatando e vivendo anche in queste ultime settimane: l’esplosione del pozzo della BP nel Golfo del Messico con la fuoriuscita – che sembrava inarrestabile – di tonnellate di petrolio; il più recente avvelenamento del fiume Marcal in Ungheria che ha perso ogni possibilità di vita nelle sue acque a causa dello sversamento di sostanze tossiche provenienti da uno stabilimento nella cittadina di Ajka. Laghi, corsi d’acqua e persino aree naturali protette, un po’ in tutto il mondo, considerati come discariche; alluvioni disastrose.
Un dilagare di incuranza piuttosto miope e forse anche ignorante, nel senso che sembra non si conoscano non solo le leggi di ogni singolo Paese che regolano l’utilizzo dei suoli o delle acque e delle loro risorse, ma neppure si conoscono quelle norme del diritto internazionale che impongono agli Stati, soprattutto oggi – in un mondo volenti o nolenti globalizzato – obblighi sul rispetto ambientale verso la comunità internazionale. Cioè, a dire che quanto accade di potenzialmente pericoloso – dal punto di vista ambientale – nel mio Paese, molto probabilmente, andrà ad influire anche sui territori, sulle acque, nell’aria dei Paesi vicini.
Vogliamo ricordare, ad esempio, l’eruzione del vulcano islandese che con i suoi gas riversati nell’atmosfera ha ammorbato l’aria di mezza Europa? D’accordo, si dirà: ma quel fenomeno era un evento naturale, indipendente dalla volontà umana. Certamente. Così come sono umanamente incontrollabili certe alluvioni derivate da piogge particolarmente copiose. Ciò che però l’uomo può e deve controllare è il territorio su cui vive, sapendolo gestire con cura e lungimiranza, così che anche le piogge più perniciose non possano procurare disastri e vittime. Così che le acque che utilizziamo per le varie attività della nostra vita, non presentino – oltre ai naturali minerali – anche quei veleni “aggiunti” dalla superficialità colpevole dell’uomo.
Ormai, ogni nostra azione – per quanto locale la si voglia considerare – avrà certamente una ripercussione a più ampio raggio.
Dovremmo pensare con più attenzione al fatto che, senza bisogno di essere ambientalisti “duri e puri”, non si può trascurare o sottovalutare la necessità che il territorio su cui viviamo ha esigenze precise che vanno rispettate e che ci verranno restituite in termini di sicurezza e garanzia per la nostra salute.
L’attenzione verso il nostro ambiente, nel senso più ampio possibile, ha smesso ormai da tempo di essere una moda snob per pochi: è diventata una assoluta esigenza vitale per tutti. Si deve smettere di considerare l’integrità degli ambienti naturali come un impedimento allo sviluppo economico di un territorio, ma anzi, guardando lontano, pensare all’ambiente come ad un volano di opportunità di ricchezza, nel senso più ampio possibile.