giovedì, Gennaio 9
Shadow

Igitur … Si vis pacem, para bellum.

La Pace può esser un valore  la guerra un mezzo, qui desiderat pacem [1]praeparet bellum .

La  nostra formazione occidentale ha esaltato  questo processo piuttosto   che  la ricerca assoluta dei valori della pace.

E’ sempre stato così, è così in tutte le culture  e se così fosse  oggi potremmo superare  questa costruzione  di valori?

Dopo l’orrore della grande guerra  il manifesto di  Ventotene[2] osservava  come  la nazione non fosse  più  considerata  il prodotto della convivenza degli uomini,…e ci ammoniva  a riconoscere  chi  si sarebbe  presentato  ben camuffato,  amante della pace, della libertà, del benessere generale.

Oggi è il momento in cui bisogna saper gettare via i vecchi fardelli divenuti ingombranti, tenersi pronti al nuovo che sopraggiunge.

Su quali valori,quali speranze  costruire il nuovo? Se i nostri valori oggi come negli anni 50,si limiteranno a  tener sotto controllo il carbone e l’acciaio, materie prime essenziali per gli armamenti,  assicureremmo alla Francia  le risorse della Ruhr ,ma   questo è il cammino per la pace?

Con altra visione occorre ripercorrere il cammino della cultura occidentale  e del suo spiegarsi nel mondo  e proprio come suggerivano i “padri” di Ventotene  sviluppare  uno “spririto critico”.

In questo cammino occorre  valorizzare chi, anche nel passato, con visioni illuminate ha mostrato punti di unità e di  valorizzazione dell’uomo  costruendo di qui un cammino per la pace superando  la politica dell’equilibrio delle potenze.

Questo cammino  ci convincerà che il ricorso alla guerra è contro la ragione  e che  l’utopia possibile  oggi come allora  è la pace e la concordia universale .

La nostra come  le altre culture offrono pagine  che devono esser  valorizzate;  pensiamo a Nicolo di Cusa[3] che cercava  l’unità degli opposti  per superare  i contrari e realizzare l’unità essenziale di tutte le cose  attraverso la pace della fede  ;

a Francisco De Vitoria[1] che costruì un  nuovo concetto di diritto internazionale, ove la cristianità medievale è sostituita dalla comunità universale del genere umano, nella quale sono conviventi stati cristiani e gli altri popoli del mondo in una situazione di parità.” A che titolo possiamo appropriarci  degli indios?”

“La pace non è mai stata conquistata una volta, ma è da costruire continuamente”. La pace non è solamente opera di giustizia, ma è anche frutto dell’amore che va ben al di là della giustizia (Gaudium et spes,).

Ma   spesso il vero motivo  di conflitti è un motivo puramente economico e dopo la crisi di ideologie rivoluzionarie e  politiche come non diffondere  progettazioni economiche  come quella di PRAHALAD[2] con la banca dei poveri particolarmente attenta all’uomo e meno all’interesse economico?

Al termine di questi flash  forse scoordinati vorremmo che una idea risultasse chiara,occorre valorizzare parti della nostra storia-cultura  che spesso  è troppo comodo lasciare in ombra, avendo  il coraggio di giungere a soluzioni nuove  che sembreranno sconvolgenti,ma che sono irrinunciabili.

Sarebbe troppo facile salutare il  paziente lettore con una intuizione del Cusano  o di F.de Vitoria  ma lasciateci  le parole di  una visione indiana:

“Wakan Tanka,Tunkashila,onschimala… Grandfather   Spirit,pity me,so that my people may live.”


[1] Francisco de Vitoria,Doctrina sobre los indios,1545

[2] C.K.PRAHALAD,La fortuna alla base della piramide  2010


[1] :” Paritur pax bello”(C.Nepote)

[2] 2″Per un’Europa libera e unita”Ventotene, agosto 1941

[3] NICOLA CUSANO,La pace della fede,1453