La Pace può esser un valore la guerra un mezzo, qui desiderat pacem [1]praeparet bellum .
La nostra formazione occidentale ha esaltato questo processo piuttosto che la ricerca assoluta dei valori della pace.
E’ sempre stato così, è così in tutte le culture e se così fosse oggi potremmo superare questa costruzione di valori?
Dopo l’orrore della grande guerra il manifesto di Ventotene[2] osservava come la nazione non fosse più considerata il prodotto della convivenza degli uomini,…e ci ammoniva a riconoscere chi si sarebbe presentato ben camuffato, amante della pace, della libertà, del benessere generale.
Oggi è il momento in cui bisogna saper gettare via i vecchi fardelli divenuti ingombranti, tenersi pronti al nuovo che sopraggiunge.
Su quali valori,quali speranze costruire il nuovo? Se i nostri valori oggi come negli anni 50,si limiteranno a tener sotto controllo il carbone e l’acciaio, materie prime essenziali per gli armamenti, assicureremmo alla Francia le risorse della Ruhr ,ma questo è il cammino per la pace?
Con altra visione occorre ripercorrere il cammino della cultura occidentale e del suo spiegarsi nel mondo e proprio come suggerivano i “padri” di Ventotene sviluppare uno “spririto critico”.
In questo cammino occorre valorizzare chi, anche nel passato, con visioni illuminate ha mostrato punti di unità e di valorizzazione dell’uomo costruendo di qui un cammino per la pace superando la politica dell’equilibrio delle potenze.
Questo cammino ci convincerà che il ricorso alla guerra è contro la ragione e che l’utopia possibile oggi come allora è la pace e la concordia universale .
La nostra come le altre culture offrono pagine che devono esser valorizzate; pensiamo a Nicolo di Cusa[3] che cercava l’unità degli opposti per superare i contrari e realizzare l’unità essenziale di tutte le cose attraverso la pace della fede ;
a Francisco De Vitoria[1] che costruì un nuovo concetto di diritto internazionale, ove la cristianità medievale è sostituita dalla comunità universale del genere umano, nella quale sono conviventi stati cristiani e gli altri popoli del mondo in una situazione di parità.” A che titolo possiamo appropriarci degli indios?”
“La pace non è mai stata conquistata una volta, ma è da costruire continuamente”. La pace non è solamente opera di giustizia, ma è anche frutto dell’amore che va ben al di là della giustizia (Gaudium et spes,).
Ma spesso il vero motivo di conflitti è un motivo puramente economico e dopo la crisi di ideologie rivoluzionarie e politiche come non diffondere progettazioni economiche come quella di PRAHALAD[2] con la banca dei poveri particolarmente attenta all’uomo e meno all’interesse economico?
Al termine di questi flash forse scoordinati vorremmo che una idea risultasse chiara,occorre valorizzare parti della nostra storia-cultura che spesso è troppo comodo lasciare in ombra, avendo il coraggio di giungere a soluzioni nuove che sembreranno sconvolgenti,ma che sono irrinunciabili.
Sarebbe troppo facile salutare il paziente lettore con una intuizione del Cusano o di F.de Vitoria ma lasciateci le parole di una visione indiana:
“Wakan Tanka,Tunkashila,onschimala… Grandfather Spirit,pity me,so that my people may live.”
[1] Francisco de Vitoria,Doctrina sobre los indios,1545
[2] C.K.PRAHALAD,La fortuna alla base della piramide 2010
[1] :” Paritur pax bello”(C.Nepote)
[2] 2″Per un’Europa libera e unita”Ventotene, agosto 1941
[3] NICOLA CUSANO,La pace della fede,1453