Se diciamo che il 2011 è celebrato come il 10° anniversario dell’Anno Internazionale del Volontariato dalle Nazioni Unite, ci viene da chiedere: “Chi se ne è accorto?”
E’ triste constatarlo, ma chi se ne è accorto sono le migliaia di persone che (anche in Italia), a seguito di una crisi economica mondiale di proporzioni inimmaginabili, hanno dovuto far ricorso proprio a vari gruppi di volontariato per il proprio sostegno!
Ma la stampa e, soprattutto, gli stessi governi nazionali hanno dato – onestamente – scarso rilievo al fatto, in alcuni casi riducendo di molto (come accaduto in Italia negli ultimi anni) i finanziamenti che venivano destinati alle associazioni di volontariato. E pensare che negli intenti della proposta del Parlamento Europeo, in relazione al volontariato, lo si definisce come “…una delle dimensioni fondamentali della cittadinanza attiva e della democrazia, nella quale assumono forma concreta valori europei quali la solidarietà e la non discriminazione”.
Ebbene, nonostante tutto, c’è anche chi sceglie di dedicare il proprio tempo agli altri, in modo volontario e costruttivo; chi sceglie di vivere in un altro paese -spesso assai lontano, non solo geograficamente, dagli stili di vita che ci caratterizzano- ma che crede fermamente nell’operato quotidiano a favore di chi necessita di aiuto, seppure per un periodo limitato, mettendolo poi in grado di proseguire autonomamente nelle scelte future della sua vita.
E’ quanto accaduto a Cristina Fernandez-Perez, giornalista spagnola, che da qualche anno si dedica alla formazione e istruzione di ragazze in alcune aree indigene particolarmente disagiate del Guatemala:
“…Qui la mia vita trascorre molto tranquilla e dedico le mie giornate all’insegnamento della lingua spagnola ai giovani indigeni allievi di questo istituto misto di insegnamento di base e medio, fra i 13 e i 20 anni… Ricorderete che il mio scopo è riuscire ad avere borse di studio per ragazze indigene, poiché sono loro l’unica speranza d’un futuro di un migliore Guatemala e sono loro quelle che soffrono di più in questa dura vita contadina… (*) Si è dimostrato che se soltanto possono continuare gli studi medi, un 50% decide di andare avanti e fare degli studi tecnici, tipo magistero o infermieristica…
Nella foto potete vedere le prime cinque ragazze che hanno finito il “liceo” e quest’anno tre di loro hanno
avuto una borsa di studio per l’Università gesuita… una sta facendo medicina, le altre infermieristica…”
Il lavoro che Cristina Fernandez-Perez sta svolgendo in Centro America, appoggiandosi anche a centri religiosi della zona, la porta ad incontrare anche altri volontari che, seppure per un periodo limitato, si rendono disponibili e mettono alla prova se’ stessi di fronte alle numerose esigenze delle popolazioni locali:
“…Ho scoperto che c’è molta gente spagnola che decide di dedicare uno o due mesi all’anno a dare un aiuto qua. Adesso c’è una ragazza di Barcellona di 33 anni che si occupa di aiutare nelle attività sanitarie della parrocchia, visitando, quasi ogni giorno, alcuni villaggi sperduti dove la gente indigena, soprattutto i bambini, possono avere problemi di salute… mesi fa ho conosciuto un ragazzo die paesi baschi che lavora presso una emitente radio, nella produzione…”
Questo tipo di scelte può essere ovviamente molto duro, e chi lo affronta sa di andare incontro a difficoltà di vario genere, ma, d’altra parte, il coraggio e il desiderio di aiutare altri meno fortunati di noi, può essere così forte da sostenere e valorizzare ogni apporto individuale; “ non lo dico io soltanto, lo dicono tutte le persone che svolgono una attivitá del genere, sia a casa o al estero: si riceve molto, ma molto piú di quanto si offre”, aggiunge Cristina … non importa se il compromesso sia di più o meno lunga durata, l’importante é che, comunque, può dare senso alla crescita personale e complessiva di tutti, e alle denominazioni del tipo : Anno Internazionale del Volontariato!
(*)Questa foto illustra come le bambine/ragazzine non hanno opportunitá di divertirsi o studiare … súbito debbono aiutare a la mamma ed incaricarsi dei fratelli piu piccoli.