“… gorgoglii di fiumi invisibili – flussi d’una corrente che scorre eternamente scorre…” Walt Whitman
Le mitologie di tutte le civiltà occidentali e orientali individuano nell’acqua l’elemento primario da cui è scaturita la vita; alla “madre acqua” sono stati attribuiti i simboli più alti della nostra esistenza: la purezza, l’anima, la maternità, la giovinezza e il suo fascino resta immutato anche se la riduciamo a fenomeno da laboratorio, chimico o geologico. In qualunque modo ci si ponga a considerarla, però, non si può fare a meno di constatare quanto l’acqua, in centinaia di anni di storia, sia stata utilizzata – o meglio sfruttata – come se non dovesse mai esaurirsi, come se fosse un elemento così scontato nella vita dell’uomo da non meritare un’attenzione adeguata e un consumo responsabile.
Scriveva Geminello Alvi qualche tempo fa che l’acqua ha :”…questo sferico fluire che deve tornare a se stesso…Per amministrarla bene, in effetti, noi dovremmo percepirla non come un contenuto, ma come fluire da assecondare. Più ci si adegua a questo semplice concetto e meglio si userà anche economicamente; più lo si dimentica per piegarla solo all’uso, come non avesse un suo essere, più essa si contorcerà in disastri e malattie…”
Nel 1997 le Nazioni Unite proclamarono che “tutti i popoli…hanno diritto di accedere all’acqua potabile in quantità e di qualità pari ai loro bisogni essenziali” e già nel 1992, a seguito della Conferenza sull’Ambiente e lo Sviluppo delle Nazioni Unite tenutasi a Rio in Brasile, era stata istituita per il 22 Marzo di ogni anno la Giornata Mondiale dell’Acqua. Il significato della giornata sta dunque nella necessità di promuovere attività di informazione ed educazione all’utilizzo e al trattamento dell’acqua potabile e ad un suo consumo responsabile, tanto più oggi , come se ci si accorgesse di quanto questo bene primario si stia facendo prezioso e per nulla scontato.
Negli ultimi anni nei nostri Paesi occidentali e ipertecnologici, si è dovuto fare i conti con questo elemento tanto vitale quanto pericoloso; ogni anno si calcolano ingenti danni derivati o da periodi drammaticamente siccitosi, o da inondazioni e alluvioni altrettanto disastrose. E tuttavia, non si tratta solo di affrontare eventi naturali tanto nocivi, c’è anche da includere un certo uso (o abuso!) che l’uomo fa del bene-acqua, del valore-acqua: discariche pericolose nei corsi d’acqua che vengono effettuate senza controlli, sprechi colpevolmente inutili perché non c’è manutenzione delle condutture, infiltrazioni di sostanze pericolose che poi arrivano ai nostri rubinetti, senza che alcuno sembra volerci porre rimedio.
Una “politica” dell’acqua si sta facendo, quindi, assolutamente necessaria: è stato compreso, ad esempio, da qualche milione di persone nel nostro Paese che hanno ribadito – dopo un referendum – che il bene acqua debba rimanere un diritto vitale per tutti e non diventare un bisogno, soggetto alle leggi del mercato e che , come tale, può essere soddisfatto solo da chi ha i mezzi per farlo.
A voler essere “trasparenti come l’acqua”, allora, non si può non riconoscere, con un minimo di buon senso, che un bene tanto prezioso non può essere trascurato, non se può fare un pretesto che nasconde chissà quali interessi: l’unico interesse deve rimanere quello che mira (mai come in questo caso!) al vero bene di tutti, affinché si possa avere un’acqua distribuita razionalmente, senza sprechi, e certamente, non malata.
La consapevolezza è il primopasso, ma la volontà è ciò che risolve.