Nel 2002 un gruppo di imprenditori panamensi (ora raggruppati nella Fondazione Amador un’organizzazione senza scopo di lucro) ha avuto l’idea di chiedere al celebre architetto Frank Gehry , autore del famoso Museo Guggenheim di Bilbao e il Walt Disney Concert Hall di Los Angeles, di costruire un lavoro a Panama. Gehry accettò e così è nata l’idea di costruire il “Biomuseo Bridge of Life” di imminente apertura.
Situato all’ingresso del Pacifico del Canale di Panama presso la Amador Causeway, il museo è stato costruito su un terreno donato dallo Stato e che si sviluppa su 4.000 metri quadrati e otto gallerie permanenti. In aggiunta a questi spazi, anche un atrio pubblico, uno spazio per mostre temporanee, un negozio, caffè e aree espositive esterne situate in un giardino botanico, così da offrire e sviluppare un luogo pubblico per osservare il paesaggio e godere della
bellezza dei tropici.
L’edificio è insolito, un’ audace e colorata struttura scultorea che cerca di riprodurre le caratteristiche della natura: il tetto è costituito da una serie di lastre a forti colori primari che ricorda le foglie degli alberi nella giungla; le piastre che coprono il museo hanno la funzione di ridurre al minimo il calore che potrebbe entrare, in modo da rendere più efficiente l’energia impiegata. Per adempiere a questo scopo, ciascuna piastra ha cinque strati di differenti materiali compositi comprendenti, tra gli altri, lamiere grecate, lamiere inox a base di gomma impermeabile e schiuma di uretano rigida. Inoltre, dati i forti venti che possono colpire il paese, la struttura nel suo complesso è stata oggetto di una serie di test per assicurarsi che resistesse in caso di uragani o tempeste.
Le travi dell’atrio dell’edificio, che sono al di sotto delle tavole a colori, sono costruite come il baldacchino di una foresta tropicale o una disordinata tela di ragno e ciascuna struttura sostiene una sezione del tetto. All’interno, le pareti dell’edificio hanno una forma ondulata che allude alle onde del mare, ma anche utile a proteggere i vari showroom da umidità, rumore e calore.
Una composizione, dunque, tanto asimmetrica e dai volumi coloratissimi, già divenuta un’icona come accaduto, ad esempio, all’Opera House di Sydney e che, si pensa, sarà un’attrazione per circa 600 mila visitatori l’anno.