venerdì, Gennaio 10
Shadow

Un decennio che vale i millenni futuri

logo-dessIn questi anni, purtroppo, non si è sentito molto parlare di una iniziativa che, invece, avrebbe dovuto avere maggiore eco: si tratta del periodo 2005-2014, proclamato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile (DESS) e proprio questa settimana la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO ha  celebrato la chiusura del Decennio UNESCO.

In particolare, l’iniziativa italiana  è stata dedicata al bilancio delle attività svolte: da una parte la raccolta delle buone pratiche e prassi educative svoltesi durante il Decennio, dall’altra l’inventario delle realtà che sopravviveranno  al Decennio stesso e continueranno a promuovere l’educazione alla sostenibilità in tutte le regioni italiane. Nelle intenzioni del documento originario UNESCO, infatti, le  finalità del Decennio dovevano essere quelle di sensibilizzare governi e società civili di tutto il mondo verso la necessità di un futuro più equo ed armonioso, rispettoso del prossimo e delle risorse del pianeta, valorizzando il ruolo che in tale percorso è rivestito dall’educazione.

L’educazione in tale contesto, va intesa dunque in senso ampio, come istruzione, formazione, informazione e sensibilizzazione; va dall’educazione scolastica alle campagne informative, dalla formazione professionale alle attività del tempo libero, dai messaggi prodotti dai media a quelli più in generale del mondo artistico e culturale.
La “cultura della sostenibilità” è basata su una prospettiva di sviluppo durevole di cui possano beneficiare tutte le popolazioni del pianeta, presenti e future, e in cui le tutele di natura sociale, quali la lotta alla povertà, i diritti umani, la salute vanno a integrarsi con le esigenze di conservazione delle risorse naturali e degli ecosistemi trovando sostegno reciproco. Come indicato nel documento guida internazionale, l’UNESCO ha voluto porre l’accento sull’importanza di attivare partenariati a tutti i livelli evidenziando i caratteri su cui si fonda l’educazione allo sviluppo sostenibile:

• Interdisciplinarietà: lo sviluppo sostenibile deve inserirsi nell’intero programma didattico – non
costituisce materia di insegnamento a sé; • Acquisizione di valori: più che trasmettere passivamente nozioni, è importante in via prioritaria puntare a far comprendere i valori che sono alla base dello sviluppo sostenibile; • Sviluppo del pensiero critico e ricerca della risoluzione dei problemi: lo scopo dell’educazione è portare l’individuo a credere in se stesso di fronte ai problemi e alle sfide sempre nuove poste dallo sviluppo sostenibile, e in questo modo fornirgli gli strumenti per ricercare risposte concrete da applicare nella vita quotidiana e professionale;  • Molteplicità di metodologie: è necessario utilizzare metodologie didattiche stimolanti e innovative, e soprattutto interattive, e far uso di materiali multi-mediali, artistici…tutti strumenti a supporto di un’educazione che sia davvero di qualità; • Decisioni condivise e “partecipate”: i discenti devono essere invitati a partecipare attivamente non solo nella pratica, ma anche nella programmazione dell’apprendimento; • Importanza del contesto locale: attenzione particolare va riservata alle problematiche locali; ed anche le questioni globali vanno trattate utilizzando il linguaggio più familiare al discente.

L’educazione alla sostenibilità non è dunque volta a fornire risposte puntuali a problemi specifici, quanto piuttosto a stimolare il pensiero critico, il senso d’incertezza e del limite riferito agli effetti del nostro agire quotidiano, indurre il senso di collettività e responsabilità nei confronti del mondo in cui viviamo. Oggi più che mai proposte di valori irrinunciabili, in una società tanto velocemente in mutamento.