Questo articolo rappresenta la testimonianza della partecipazione di Aletheia.it al progetto Covering Climate Now, una collaborazione internazionale di più di 300 testate per rafforzare la sensibilizzazione verso il problema del riscaldamento globale.
Alla vigilia del Summit sulle azioni a favore del clima, promosso dall’ONU, lo scorso settembre, milioni di giovani in tutto il mondo si sono mobilitati dicendo ai leaders globali: “ Ci state trascurando”. Hanno ragione.
Le emissioni planetarie stanno aumentando, le temperature si tanno alzando, le conseguenze per gli oceani, le foreste, i modelli meteorologici, la produzione di cibo, l’acqua, il lavoro e la vita, sono già terribili – e si avviano a peggiorare.
La scienza è inconfutabile, ma in molti posti le persone non hanno bisogno di schemi o grafici per capire l’andamento climatico: possono semplicemente guardare fuori dalla finestra. Il caos climatico si sta sviluppando in tempo reale dalla California ai Caraibi, dall’Africa all’Artico, e coloro che hanno contribuito di meno al disastro, stanno pagando di più.
Ho visto con i miei occhi le conseguenze del ciclone in Mozambico e le devastazioni degli uragani alle Bahamas, fino all’innalzamento del livello del mare nel Sud Pacifico.
Ho convocato il Summit sulle Azioni per il Clima perché servisse da trampolino verso le scadenze sancite dagli Accordi di Parigi sui cambiamenti climatici. Un’ampia coalizione composta da governanti, giovani, ma anche aziende, città, investitori e società civile, sono venuti insieme per muoversi verso la direzione che il nostro mondo disperatamente richiede , quella cioè di evitare la catastrofe climatica.
Più di 60 Paesi si sono impegnati a ridurre a zero le emissioni per il 2050, anche se i maggiori inquinatori non lo hanno ancora fatto; più di 100 città hanno fatto lo stesso, comprese alcune delle più grandi al mondo. Almeno 60 Paesi hanno annunciato la loro intenzione a promuovere piani nazionali per adempiere agli accordi di Parigi per il 2020. Gli Stati delle Piccole Isole si sono impegnati insieme a raggiungere l’azzeramento delle emissioni impiegando energie rinnovabili al 100% per il 2030.
Paesi dal Pakistan al Guatemala, dalla Colombia alla Nuova Zelanda, alle Barbados, hanno promesso di piantare più di 11 miliardi di alberi.
Più di 100 leaders del settore privato si sono impegnati ad accelerare le loro scelte verso un’economia verde; un gruppo tra i maggiori imprenditori al mondo – responsabili di affari per oltre 2 trilioni di dollari – si sono impegnati a ridurre gli investimenti sul carbone per il 2050. Tutto ciò in aggiunta ad un recente richiamo da parte di manager che rappresentano quasi la metà del capitale investito al mondo – circa 34 trilioni di dollari – per i leaders a porre un prezzo significativo al carbone e ad eliminare gradualmente l’uso di combustibili fossili e carbone in tutto il mondo.
L’Associazione internazionale di Finanza per lo sviluppo si è impegnata a mobilitare 1 trilione di dollari in energia pulita, investendo per il 2025 in 20 tra i Paesi meno sviluppati.
Un terzo del settore bancario globale ha sottoscritto di allineare le loro aziende nel rispetto degli accordi di Parigi e dei traguardi dello sviluppo sostenibile.
Il Summit ha anche evidenziato modi in cui le città e le industrie possono raggiungere significative riduzioni di emissioni oltre a varie iniziative su come proteggere le foreste e salvaguardare le riserve di acqua. Tutti passi importanti, ma non sufficienti.
Sin dall’inizio il Summit ha voluto scuotere il mondo intero su questi argomenti, cercando di accelerare azioni di intervento in più vasta scala. E’ anche servito – a livello globale – ad evidenziare dure verità e a far luce su chi si sta adoperando al cambiamento e chi no. I detrattori e i maggiori inquinatori, non hanno più dove nascondersi!
Io continuerò ad incoraggiare tutti a fare di più nei loro Paesi e a proporre soluzioni di economia verde nel mondo. Il nostro mondo necessita di azioni su scala planetaria che non possono essere realizzate da un giorno all’altro senza il pieno apporto di coloro che maggiormente hanno contribuito alla crisi attuale.
Se il mondo vuole evitare il precipitarsi della situazione climatica, è assolutamente necessario fare attenzione ai richiami della scienza, con il taglio delle emissioni del 45% per il 2030, la neutralizzazione del carbone per il 2050, e il limite dell’innalzamento della temperatura ad 1,5 gradi per la fine del secolo. Ecco come si potrà assicurare il futuro al nostro pianeta.
Troppi Paesi sembrano ancora dipendenti dal carbone, seppure alternative più economiche e più verdi siano già disponibili ; c’è bisogno di assicurare che non vengano realizzati nuovi impianti a carbone per il 2020 e che si ponga fine allo spreco di investimenti verso un tipo di industria alimentata da combustibili fossili che è in via di estinzione e che alimenta uragani, fa diffondere malattie tropicali e accresce i conflitti.
Allo stesso tempo, i Paesi sviluppati devono portare a compimento i loro impegni fornendo 100 miliardi di dollari all’anno – da fonti pubbliche e private – per il 2020, per sostenere i Paesi in via di sviluppo all’adeguamento .
Ed io mi assicurerò che gli impegni presi da Paesi, settori privati, e autorità locali vengano rispettati, a cominciare dalla Conferenza ONU sul clima che si terrà in dicembre a Santiago del Cile. L’ONU è concorde nel sostenere e realizzare queste iniziative.
Il cambiamento climatico è un problema primario del nostro tempo. La scienza ci dice che di questo passo avremo un innalzamento del riscaldamento globale di almeno 3 gradi per la fine del secolo , io non ci sarò ma le mie nipoti sì; mi rifiuto di essere un complice nella distruzione della loro unica casa.
I giovani, le Nazioni Unite e un numero crescente di leaders di aziende, della finanza, dei governi e della società civile, in breve tanti di noi, si stanno mobilitando e stanno agendo ; ma abbiamo bisogno che altri ancora agiscano a favore del clima.
Abbiamo di fronte una lunga strada da fare, ma il movimento è già cominciato.
A Climate Change: An Unstoppable Movement Takes Hold by António Guterres
This article appears as part of Aletheia.it‘s partnership with Covering Climate Now, a global collaboration of more than 300 news outlets to strengthen coverage of the climate story.
On the eve of the September UN Climate Action Summit, young women and men around the world mobilized by the millions and told global leaders: “You are failing us”. They are right.
Global emissions are increasing. Temperatures are rising. The consequences for oceans, forests, weather patterns, biodiversity, food production, water, jobs and, ultimately, lives, are already dire — and set to get much worse.
The science is undeniable. But in many places, people don’t need a chart or graph to understand the climate crisis. They can simply look out the window.
Climate chaos is playing out in real time from California to the Caribbean, and from Africa to the Arctic and beyond. Those who contributed least to the problem are suffering the most.
I have seen it with my own eyes from cyclone-battered Mozambique to the hurricane-devastated Bahamas to the rising seas of the South Pacific.
I called the Climate Action Summit to serve as a springboard to set us on the right path ahead of crucial 2020 deadlines established by the Paris Agreement on climate change. And many leaders – from many countries and sectors – stepped up.
A broad coalition — not just governments and youth, but businesses, cities, investors and civil society — came together to move in the direction our world so desperately needs to avert climate catastrophe.
More than seventy countries committed to net zero carbon emissions by 2050, even if major emitters have not yet done so. More than 100 cities did the same, including several of the world’s largest.
At least seventy countries announced their intention to boost their national plans under the Paris agreement by 2020.
Small Island States together committed to achieve carbon neutrality and to move to 100 per cent renewable energy by 2030.
Countries from Pakistan to Guatemala, Colombia to Nigeria, New Zealand to Barbados vowed to plant more than 11 billion trees.
More than 100 leaders in the private sector committed to accelerating their move into the green economy.
A group of the world’s largest asset-owners — responsible for directing more than $2 trillion — pledged to move to carbon-neutral investment portfolios by 2050.
This is in addition to a recent call by asset managers representing nearly half the world’s invested capital – some $34 trillion – for global leaders to put a meaningful price on carbon and phase out fossil fuel subsidies and thermal coal power worldwide.
The International Development Finance Club pledged to mobilize $1 trillion in clean energy funding by 2025 in 20 least developed countries.
One-third of the global banking sector signed up to align their businesses with the Paris agreement objectives and Sustainable Development Goals.
The Summit also showcased ways in which cities and global industries like shipping can achieve major reductions in emissions. Initiatives to protect forests and safeguard water supplies were also highlighted. These steps are all important — but they are not sufficient.
From the beginning, the Summit was designed to jolt the world and accelerate action on a wider scale. It also served as a global stage for hard truths and to shine a light on those who are leading and those who are not. Deniers or major emitters have nowhere to hide.
I will continue to encourage them to do much more at home and drive green economic solutions around the world.
Our planet needs action on a truly planetary scale. That cannot be achieved overnight, and it cannot happen without the full engagement of those contributing most to the crisis.
If our world is to avoid the climate cliff, far more is needed to heed the call of science and cut greenhouse emissions by 45 percent by 2030; reach carbon neutrality by 2050; and limit temperature rise to 1.5 degrees by the end of the century. That’s how we can secure the future of our world.
Too many countries still seem to be addicted to coal – even though cheaper, greener options are available already. We need much more progress on carbon pricing, ensuring no new coal plants by 2020, and ending trillions of dollars in giveaways of hard-earned taxpayers’ money to a dying fossil fuel industry to boost hurricanes, spread tropical diseases, and heighten conflict.
At the same time, developed countries must fulfill their commitment to provide $100 billion a year from public and private sources by 2020 for mitigation and adaptation in developing countries.
And I will make sure that the commitments that countries, the private sector and local authorities have made are accounted for — starting in December at the UN Climate conference in Santiago, Chile. The UN is united in support of realizing these initiatives. Climate change is the defining issue of our time.
Science tells us that on our current path, we face at least 3 degrees Celsius of global heating by the end of the century. I will not be there, but my granddaughters will.
I refuse to be an accomplice in the destruction of their one and only home.
Young people, the UN – and a growing number of leaders from business, finance, government, and civil society – in short, many of us – are mobilizing and acting.
But we need many others to take climate action if we are to succeed.
We have a long way to go. But the movement has begun.
António Guterres is Secretary-General of the United Nations.